L’isola in barca

Carloforte presenta un profilo costiero particolarmente vario e frastagliato, che alle spiagge accoglienti conosciute a terra alterna scogliere selvagge e inaccessibili bastioni rocciosi. È qui che si celano alcuni dei più spettacolari tesori dell’Isola: piccole insenature, grotte che paiono cattedrali, calette nascoste; punte protese su un mare azzurrissimo e insospettabili fiordi in cui l’acqua diventa smeraldo. In mezzo a maestose sculture naturali di trachiti ora scure ora ambrate, modellate dalle ondate del Maestrale o sciacquate dallo sciabordio del Libeccio.

Ed è proprio il quadrante dei venti a dirci quando potremo salpare e in quale direzione sarà meglio fare rotta.

Rotta nord

Bordeggiando su questo versante, esposto a oriente, navighiamo su un mare generalmente più tranquillo, che l’Isola stessa protegge dai venti di Ponente mentre quelli di Levante sono mitigati dalla vicina Sardegna.

Sfilate a babordo la spiaggetta di Cantagallina e la costa bassa di Tacca Rossa, e poi affiancate le antiche tonnare, ci avviciniamo alla Punta, dove avvistiamo a dritta la piccola Isola Piana per poi virare decisamente a sinistra, verso il costone settentrionale dell’Isola, ricco di mille sorprese.

Riconosciamo presto l’imboccatura di Cala Lunga e sfioriamo Punta Regolina, mentre lo scenario si fa sempre più tormentato di precipizi e fantasie di roccia vulcanica. Fino ai bastioni di Punta delle Oche, dove l’azzurro dell’acqua si profonde in una spettacolare grotta e sulle pareti si riverberano incantevoli giochi di luce. Poi ancora scogliere: il vertiginoso strapiombo di Borrona e la strettissima imboccatura di Nasca, deliziosa piscina di smeraldo incastonata fra le trachiti; poi la celebre Cala Vinagra, dove il cobalto del mare si intrufola verso la riva sassosa facendosi turchese.

Cala Vinagra

Le Spine

La costa occidentale

Superate le trasparenze di Cala Fico e doppiato Capo Sandalo, propaggine estrema di ponente, si inizia a scendere lungo il versante occidentale dell’Isola. Ci attendono Capo Rosso, che deve il nome al colore delle monumentali formazioni rocciose, e il Golfo del Becco, spalleggiato da grandiose falesie e presidiato da una costellazione di affioramenti a mare. Fino alla Punta dei Cannoni, che chiude a Sud questo breve braccio di mare e cela alla vista, per un ultimo istante, l’abbaglio lontano della Caletta, tregua provvisoria ai travagli vulcanici dell’Isola.

La Caletta

Al riparo dal maestrale

Doppiata Punta Spalmatore pieghiamo verso oriente, dove incontriamo subito la scogliera rosa del Bue Marino e il piccolo Golfo della Mezzaluna, traforato dal profilo gotico delle sue numerose caverne marine. Giungiamo così a lidi più familiari, che ancora si succedono fra creste rocciose: la Conca, piscina naturale prediletta dai tuffatori, la spiaggetta di Geniò, cinta dal tufo rosato, le rive basse di Lucàize, caletta intima e smeraldina. Poi le celebri Colonne, eroica coppia di faraglioni schiaffeggiati dalle furie di Libeccio, e la Bóbba, dove le barche in rada sembrano sospese sopra un cristallo.

La Conca

Golfo della Mezzaluna

Qui si gira ancora, per risalire il versante orientale dell’Isola: a rimirare di lontano il candore della spiaggia di Guidi, a superare gli scogli di Punta Nera, a riconoscere la placida spiaggia di Girin e ritrovare le acque tiepide e sicure del Giunco. Ora si avvista la murata meridionale del porto, il periplo si chiude e resta il desiderio di conoscere, una prossima volta, i fondali sopra i quali si è navigato. Vederli sott’acqua, che sarà ancora un’altra storia.

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Punta nera