Flora e fauna

Anche dal punto di vista botanico l’isola di San Pietro può dirsi un microcosmo a sé stante, un piccolo scrigno mediterraneo ricco di particolarità e di sorprese.

Sono infatti ben 525 le specie spontanee che crescono in questo difficile lembo di terra spazzato dai venti, roccioso e privo di corsi d’acqua. Che a primavera non manca ugualmente di donare al paesaggio le sue fioriture e i suoi aromi selvatici: i lentischi, con i loro grappoli di piccoli frutti rosso corallo, le esplosioni di giallo delle ginestre, i macchioni scuri di mirto profumato, il sapido finocchietto marino selvatico. Assieme alle fragranze del ginepro fenicio e del raro Pino d’Aleppo, con le sue piccole chiome e le caratteristiche pigne oblunghe; alle preziose palme nane, ai cespuglietti di limonio greco e alle salicornie che infiammano i margini delle zone paludose. Oltre ai tenui colori delle sedici diverse specie di orchidee selvatiche, delicatezze capaci di vincere il terreno duro e annunciare l’arrivo della primavera.

Astralagus (Ph Nicolo Capriata)

Ma ciò che per un attimo, agli occhi dei botanici, fa di questa piccola isola il centro del mondo, è l’Astragalus maritimus moris. Si tratta di una piccola e tenace leguminosa, in grado di farsi strada fra i sassi dei terreni sabbiosi o sorgere dalla poca terra raccolta nelle crepe fra le rocce: i suoi rametti, simmetrici di foglioline ovali, e i suoi fiori rosati crescono esclusivamente qui, affacciati sul mare, in un tratto di non più di 400 metri dell’orlo costiero, sul versante sud-occidentale dell’Isola. Scoperta e classificata nella prima metà dell’Ottocento, nei trattati di botanica fa specie a sé, considerata una sopravvivenza di ere geologiche lontane, al pari delle rocce che la ospitano.

Cicindela campestris saphyrina (Ph Nicolo Capriata)

Se l’unicità mondiale dell’Astralagus è gioia dei botanici, quella della Cicindela campestris saphyrina è delizia degli entomologi: solo nell’Isola si può infatti incontrare questo piccolo coleottero dalla incantevole livrea azzurra picchiettata di giallo.

Ma non è l’unica rarità di San Pietro: gli tengono compagnia numerose specie di uccelli, tra cui la più famosa è il Falco della Regina, così chiamato in onore di Elonora d’Arborea, che durante il suo regno vietò, con sorprendente lungimiranza, nel XIV secolo, l’uccisione dei rapaci.
Ancora oggi, un centinaio di coppie di questo prezioso volatile, ogni primavera, lascia il Madagascar per venire a riprodursi nell’Isola, dove nidifica al riparo dei piccoli anfratti o tra le spaccature della roccia nelle falesie del suo costone nord-occidentale. Al caldo di luglio depone le uova, lungo agosto le cova e le vigila, a settembre mostra ai piccoli come si vola: alla fine di ottobre devono farsi trovare pronti per la migrazione di ritorno verso l’Africa orientale.

Ma sono molte le specie ornitologiche rare che hanno preferito quest’isola dalla poca terra e dal tanto cielo: la sua campagna selvaggia, la vertigine delle sue scogliere, la calma piatta delle sue lagune. Il gheppio, la poiana, il falco pellegrino; il rarissimo gabbiano corso, col suo becco rosso acceso; il cormorano dal ciuffo, sempre pronto al tuffo; i fenicotteri rosa, l’airone cinerino, il cavaliere d’Italia. Impossibile citarli tutti: a suggerire questa ricchezza valgano i 236 ettari dedicati a oasi naturalistica sotto l’egida della LIPU.
Un’ultima rarità, questa volta tra gli anfibi, è il raro Disglossus sardus, un curioso piccolo rospo degli acquitrini dal dorso mimetico, la lingua discoidale e due romantiche pupille a forma di cuore.